Skam Italia: Il ruolo della narrazione nella nuova serialità italiana

Esistono due tipi di categorie di persone: quelle che per tornare agli anni del liceo farebbero qualsiasi cosa, e quelle che cominciano ad avere i crampi allo stomaco al solo pensiero.
Io direi di appartenere più alla seconda categoria, pur con una lieve simpatia verso la prima. Sia ben inteso: al liceo non ci tornerei mai e i ricordi di quegli anni mi sembrano infernali ma, come spesso accade, il tempo cancella le ferite o, per lo meno, le trasforma rendendole meno doloranti, meno gravi, quasi affascinanti.
La verità è che durante quegli anni perfino le sofferenze e i travagli emotivi assumono bellezza: è vita che si muove e che batte a ritmi diversi e, alla fine, ci accomuna tutti.
I riti di passaggio poi per quanto discussi, negati, desiderati, arrivano comunque segnando le stagioni più belle delle nostre vite, esattamente come l’adolescenza e gli anni del liceo.

Non tornerei mai al liceo eppure ci sono tornata guardando Skam Italia, la serie prodotta da TIM Vision e Cross Production e disponibile anche su Netflix dal 1 Gennaio 2020.
Ispirata al format norvegese prodotto da NRKP3 e andato in onda nel sito web NKK, Skam Italia si rivela più di una serie adolescenziale, è una serie generazionale: appartiene a una generazione intera (e probabilmente destinata ad appartenere a molte altre).
Analogamente alla serie originale norvegese, si raccontano gli ultimi anni del liceo di un gruppo di adolescenti, scanditi come le pagine di un diario (o meglio, come l’agenda di uno smartphone), dai giorni, dai mesi e dalle ore travagliati come solo la vita vera può essere. Tra i tanti temi trattati, dalla scoperta del sesso alla definizione dell’orientamento sessuale, dalla costruzione faticosa e interminabile di una identità ancora incerta alla costante esigenza di accettazione, dalla paura del diverso ai disturbi psichici, si fa spazio il ritratto dei protagonisti principali della serie:  Eva (Ludovica Martino), Martino (Federico Cesari, protagonista indiscusso dei dialoghi più belli della serie) Giovanni (Ludovico Tersigni), Eleonora (Benedetta Gargari), Federica (Martina Lelio), Silvia (Greta Ragusa), Sana (Beatrice Bruschi) sono loro che prestano i loro corpi dando prova di performance recitative di sorprendente valore, e che raccontano attraverso il sentimento universale (violento e appassionato) di quella amicizia che può essere vissuta solo durante quegli anni, le vite di ragazzi moderni nella loro fase di crescita, figli di questi anni confusi di trasformazione repentina e figli di persone appartenenti a una generazione forse troppe volte assente che, per questo motivo, li fa faticare di più per attraversare le tempeste emotive di formazione. Perché se c’è qualcosa che salta subito all’occhio è che questa serie che parla ai ragazzi, di ragazzi con ragazzi, cerca anche un dialogo costruttivo con quella generazione adulta che troppo spesso si rivela cieca e distratta.

La metaserie di formazione

La serialità italiana adolescenziale con Skam Italia cambia forma e luoghi e nasce da uno scambio di relazioni, dialoghi e confronti. Del resto, sono le parole che creano le cose e il prodotto italiano diretto da Ludovico Bassegato (la cui visione da storico non può sfuggire allo sguardo di uno spettatore attento) utilizza tutte le parole possibili della realtà creando una nuova serialità italiana, una sorta di metaserialità rivoluzionaria, una serie web la cui finzione cerca di abbattere la separazione con la realtà attraverso la sua rappresentazione.
Nonostante si tratti di un remake che rispetta fedelmente molte linee guida della serie originale norvegese (come per esempio la descrizione di un target medio borghese adolescenziale che se in Norvegia funziona, in Italia meno) lo sforzo e la ricerca di Bassegato, regista e showrunner, si coglie in ogni scena: la ricerca della scrittura si trasforma nella qualità estrema dell’immagine estetica e nell’ampio uso di forme diverse e integrate di linguaggi.

Skam è un esperimento

Il fenomeno che ne deriva è in trasformazione: trova nei suoi spettatori (che sono suoi fruitori) un dialogo costante alimentato dall’interazione del web. Ancora prima della sua grande distribuzione italiana, il fenomeno Skam arriva sull’onda del virtuale attraverso la rete, creando altre reti.
Ed è sempre attraverso l’elemento tecnologico che assistiamo a una voce narrativa che è costituita dalla presenza degli schermi nello schermo.
Sarà frequente cogliere il flusso di coscienza dei singoli personaggi attraverso l’accesso privilegiato dello spettatore ai loro messaggi, alle pagine social, alle conversazioni whatsapp.
Rispetto alla classica presenza dello schermo cinematografico, Skam Italia ci offre una esperienza narrativa differente che, muovendosi sulla sovrapposizione dei diversi tipi di media, ci regala una esperienza immersiva che costruisce il suo storytelling attraverso l’uso di vari media.

La serie di Formazione

Si tratta di un esperimento estremamente interessante per quanto riguarda l’integrazione dei linguaggi.
Le web serie si muovono su piattaforme accessibili principalmente dagli adolescenti che, ora, si riconoscono nei personaggi che risultano essere estremamente credibili: viene a cadere il desiderio di essere come i propri beniamini delle serie televisive; i loro beniamini, adesso, sono proprio come loro: vestono come loro, parlano come loro, piangono e amano come loro. Sono cittadini di un mondo globalizzato che si confronta con nuovi temi e problemi tipici di una società complessa che deve tener conto delle differenze, le deve custodire, le deve ri-conoscere.
Skam è la serie educativa per eccellenza, perché educa alla narrazione e all’integrazione delle differenze. E trova terreno fertile perché parla a quella generazione tendenzialmente meno resistente e, in ogni caso, viva nella delicata fase della formazione. Come i romanzi di formazione, Skam si afferma come una “serie di formazione”, riuscendo ad accarezzare i tabù tipici delle resistenze culturali liberandoli, distruggendoli, regalando loro vita nuova. La scrittura magistrale dei dialoghi, ad esempio, riesce a ricreare bene l’intimità della confidenza prendendo per mano lo spettatore e accompagnandolo nella comprensione delle realtà, nella relazione con se stesso e il mondo.

Sana: L’importanza della rappresentazione delle minoranze nelle serie Tv

Esiste un problema di rappresentazione delle minoranze. Esiste perché l’Italia conserva delle resistenze culturali forti, eppure, esattamente come le opere letterarie che possono aprire mondi possibili e reali da conoscere, anche le serie Tv possono analogamente giocare un ruolo centrale nella comprensione e nella conoscenza di realtà anche molto distanti. Sono finestre su nuovi mondi esistenti e invisibili che aspettano di essere mostrati e raccontati.
La quarta stagione di Skam riesce bene in questa operazione. Disponibile su Netflix dal 15 Maggio scorso, vede protagonista Beatrice Bruschi nel ruolo di Sana, che racconta la vita di una ragazza italiana musulmana, custode della fede che ha scelto di seguire e immersa nel mondo che la circonda, alle prese con il suo primo vero innamoramento. È una storia di ricerca dell’equilibrio ma è una storia anche di comprensione e spiegazione la cui realizzazione ha potuto contare sulla consulenza alla sceneggiatura di Sumaya Abdel Quader, consigliera comunale, scrittrice e attivista femminista, il cui contributo è stato prezioso per la realizzazione del personaggio.
Sana non rappresenta tutte le adolescenti italiane musulmane, ne rappresenta una storia che nello scenario seriale italiano costituisce una novità e apertura necessaria.
Ecco che di nuovo si ripresenta l’anima della serie di formazione che istruisce lo spettatore raccontandogli una realtà a lui sconosciuta eppure esistente seppur non abitualmente rappresentata.
Sana porta il velo per una scelta di autodeterminazione: “è una scelta femminista” dice la protagonista. Il suo personaggio, ci suggerisce la comprensione e la conoscenza come vie privilegiate per l’integrazione delle differenze, aprendo una strada narrativa da esplorare e arricchire.
Lo dice chiaramente il personaggio di Martino in un dialogo straordinario con Sana (S.4 episodio 7) che si fa interprete di un pensiero diffuso: “noi tante cose non le sappiamo perché nessuno ce le spiega”.
Sarebbero da approfondire le ragioni culturali per cui ancora la nostra società risente di tali mancanze di rappresentazione di minoranze culturali, religiose, di genere, di cui la nostra quotidianità è intrisa ma, intanto, ci auguriamo che Skam Italia si affermi come un esempio da seguire, quello che la nuova serialità può essere e deve essere: una visione intelligente di ricerca, approfondimento e integrazione.



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