È uscito da poco per i tipi di Raffaello Cortina Editore il libro Il suono. L’esperienza uditiva e i suoi oggetti (Raffaello Cortina, Milano 2018, 138 pp.) di Elvira di Bona e Vincenzo Santarcangelo. Il lavoro, frutto di anni di ricerche congiunte dei due autori, riesce in maniera eccellente a intrigare il lettore fin dalle prime pagine, facendolo entrare nel vivo del dibattito, sia passato che attuale, sulla natura del suono e altre sue caratteristiche. La struttura del libro permette anche a un ipotetico lettore completamente digiuno di nozioni musicali e acustiche di entrare gradualmente nei concetti e nel vocabolario riguardanti il tema. Il primo capitolo, intitolato Il processo uditivo, come sentiamo ciò che sentiamo, è fondamentalmente un’ottima introduzione ai principi basilari del comportamento delle onde sonore e delle dinamiche di raggruppamento sonoro che ci permettono di sentire nel modo in cui sentiamo. Vengono inoltre introdotte le teorie che sono nate dai pionieristici lavori di Gibson e vengono spiegati i motivi dell’insoddisfazione di questi nei riguardi della psicoacustica, una disciplina che, pur non essendovi ovviamente un vero e proprio “battesimo della psicoacustica”, convenzionalmente si fa iniziare con Fechner e Helmholtz, e che continua tutt’oggi a dare i suoi frutti. Dopo questo primo capitolo, di natura più strettamente scientifico-fisica, c’è il capitolo intitolato Che cosa sentiamo?, che segna l’inizio della parte più squisitamente filosofica del libro. Come dichiarato dagli autori stessi nell’Introduzione, le teorie filosofiche che supportano la discussione sono di ascendenza quasi unicamente analitica, ma ciò non implica che manchino incursioni, riferimenti e riproposizioni anche relativamente a teorie di stampo più fenomenologico. Il capitolo si apre con la considerazione della natura ambigua del suono, ossia il suo poter essere considerato intuitivamente sia come oggetto che come dis-oggetto, alla quale segue l’esposizione delle teorie della percezione diretta e della percezione indiretta dei suoni e delle loro conseguenze teoretiche. Viene poi introdotto il fondamentale concetto di oggetto sonoro e vengono prese in considerazione due posizioni che hanno utilizzato quest’ultimo come principio sul quale strutturare le proprie teorie, ovvero la versione neuroscientifica di oggetto sonoro e quella neo-gestaltica. Gli autori hanno riservato agli ultimi due capitoli la questione forse di più difficile risoluzione circa i rapporti che intercorrono tra il fenomeno sonoro e le dimensioni fondamentali dello spazio e del tempo. Il terzo capitolo, intitolato Suono e spazio, cerca infatti di fare chiarezza sulla natura delle relazioni tra suono e spazio, tentando specialmente di rispondere alla domanda: “Dove sono i suoni che sentiamo?”. Guidati dalla tassonomia di Casati e Dokic, veniamo esaurientemente introdotti alle teorie distali, prossimali e mediali, e poi alla quarta posizione, quella del famigerato esperimento mentale del No Space World di Peter Strawson. Inoltre, vengono presentate le varie posizioni derivanti dalla teoria distale circa la natura del suono, descrivibile sia come proprietà categorica che come proprietà disposizionale, oppure le altrettanto valide posizioni che vedono il suono come un evento localizzato oppure relazionale. È infine obiettivo dell’ultimo capitolo, Suono e tempo, quello di indagare e valutare la preponderanza della dimensione temporale per quanto riguarda la nostra esperienza dei suoni, sia dei suoni ambientali che delle composizioni musicali. Il tessuto sonoro di una città moderna, una melodia, un’opera sono fenomeni che si dipanano necessariamente nel tempo; anzi, senza il tempo a fare da collante non li percepiremmo neanche come una serie ma solo come un susseguirsi di note slegate una dall’altra. Fondamentalmente Il suono. L’esperienza uditiva e i suoi oggetti è un libro che ha come pregio innegabile una grande chiarezza espositiva pur evitando qualsiasi banalizzazione, ma dimostrando anzi una capacità, da parte degli autori, di tenere insieme molteplici prospettive e suggestioni provenienti da discipline molto diverse su un unico tema che, per la quotidianità con il quale ci troviamo ad avere a che fare, rischia a volte di essere oggetto di un’attenzione eccessivamente ingenua.
Giovanni Mugnaini