Il 2018 appare un anno denso di ricorrenze storiche rilevanti: il centenario dalla fine della Prima guerra mondiale, i 50 anni dal Sessantotto, i 40 anni dal caso Moro, i 70 anni della costituzione italiana, i 170 anni dai moti rivoluzionari del 1848. Ma questo è anche l’anno che segna il bicentenario, il 5 maggio, della nascita di Karl Marx, figura iconica, filosofo, sociologo, economista, che ha lasciato una impronta enorme sulla vicenda culturale e politica dell’età contemporanea. Il Novecento è stato, infatti, diffusamente e profondamente influenzato dal suo pensiero: intere correnti intellettuali, nella filosofia come nelle scienze sociali e economiche, nelle analisi storiche e in quelle sulla letteratura e sulla comunicazione, lo hanno avuto come referente e punto di confronto ineludibile; e i processi politici del secolo scorso sono stati evidentemente mossi, non certo marginalmente, anche dalla dialettica del capitalismo avviata dalla sua opera: due guerre mondiali, decenni di guerra fredda, movimenti rivoluzionari, problemi di democratizzazione e libertà, ruolo delle ideologie e vari altri fenomeni a tali eventi correlati, hanno sancito la cifra di un’epoca. E in questo nuovo XXI secolo, che è anche l’alba di un nuovo millennio, il ricordo di Marx che riflessione può indurre, al di là della nota da almanacco del suo bicentenario?
Per voler rispondere pienamente a questa domanda sarebbe il caso di interpellare con interesse i numerosissimi studiosi e esperti del pensiero marxiano e delle sue applicazioni teoriche in tanti campi del sapere: costoro e i loro studi potrebbero certamente fornirci infinite chiavi di lettura e di approfondimento(a tal proposito si può ricordare che già 50 anni fa un convegno celebrativo, che riunì numerose figure prestigiose di scienze umane e sociali, tra cui Aron, Adorno, Marcuse, Fromm, Habermas, Hobsbawn, Bauman, Ferrarotti, Luporini, diede luogo a una, ormai classica, raccolta di interventi, confluita nei 2 volumi emblematicamente intitolati in italiano Marx vivo. La presenza di Karl Marx nel pensiero contemporaneo, Mondadori, Milano, 1969 [ed. orig. Colloque Marx, Conseil international de la philosophie et des sciences humaines; Conseil international des sciences sociales, Edition Mouthon, Paris, 1969]). Se, in una sede più sintetica e meno impegnativa, volessimo però contentarci di qualche osservazione di partenza, volta ad ispirare suggestioni e considerazioni mosse più semplicemente dal gusto per la ricerca e dalla curiosità culturale, potremmo proporre qui qualche spunto meritevole di attenzione.
Il mondo attuale, come rilevato ripetutamente da influenti interpreti, è qualificato come post-ideologico, un mondo sostanzialmente determinato dalle condizioni della globalizzazione sempre più marcata e dominato da scenari tecno-economici, in cui le contraddizioni non mancano. In un mondo di tal guisa, voler riprendere o rileggere Marx può essere impegno apprezzabile non tanto per riattivare polemiche e per operazioni culturali di archeologia del sapere, ma, forse, per collocarci più lucidamente rispetto ad alcuni aspetti cruciali della fase storica che attraversiamo o meglio per stimolare l’autocoscienza. Infatti, oltre alle dibattutissime questioni del legame del marxismo con il comunismo, con l’idea di rivoluzione sociale, di critica del dominio e dell’economia, e di sistemi sociali ingiusti, Marx e la sua dottrina possono essere pensati in rapporto a dimensioni, per così dire, più simboliche, connesse all’immaginario sociale. Allora, nel bicentenario di Marx, potremmo intravedere anche nostalgie, rimozioni, eredità che esso lascia. Il pensiero marxiano ha mostrato chiaramente la necessità, per comprendere la realtà della modernità, di approfondire i processi storici e sociologici, di cogliere le rappresentazioni e l’immaginario che determinano un epoca, di studiare le dinamiche conflittuali e ambigue dell’economia del modello capitalista. Oggi, accanto a studiosi che guardano con nostalgia a questo approccio, capace di articolare discipline e campi della conoscenza e collegarli alle dimensioni storiche, vi sono altri che preferiscono rimuovere prospettive del genere, perseguendo motivazioni di praticità, utilitarismo e specializzazione, ricordando(anche giustamente sotto certi aspetti) gli effetti perniciosi delle derive ideologiche. In quest’ottica diventa così esiziale individuare il sottile equilibrio che deve essere tenuto nel trattare questi temi.
Marx ha proposto una ricchezza di studio la cui eredità merita ancora attenzione, è stato probabilmente un visionario della modernità(per seguire questa possibile chiave di lettura, che raggruppa i nodi principali delle opere marxiane, si può suggerireMarx, K., Antologia. Capitalismo, istruzioni per l’uso, a cura di Donaggio E. e Kammerer P., Feltrinelli, Milano, 2007), svelando così quello che si può ritenereil suo aspetto più seducente, salvifico e controverso, che non solo interpreta la società come susseguirsi di lotte di classe, ma si spinge a prevederne la fine con la vittoria del proletariato. In Marx, del resto, si deve rimarcare che discorso scientifico e discorso politico sono intrecciati, anche perché egli vive in un secolo, l’Ottocento, in cui fiducia nella scienza nel suo senso più ampio e ideali politici segnano un’idea forte di progresso moderno, mentre oggi, da una parte, l’idea della scienza sembra parcellizzata attorno ai suoi ambiti meramente tecnici e, quanto agli ideali politici, il contesto appare malinconicamente segnato da disincanto, banalizzazioni, superficialità e apatia.
Ecco, allora, proprio su questa complessa e problematica dimensione delle visioni della modernità, la ricorrenza del bicentenario marxiano, può essere qualcosa di più di una celebrazione fine a se stessa: non si tratta ingenuamente di mettersi con o contro Marx, di affermare che aveva ragione o torto su indirizzi politici, economici o anche epistemologici, o meglio è possibile anche dedicarsi a queste attività, ma avendo in mente una prospettiva di fondo forse più decisiva, quella dei concetti e delle dimensioni storiche che attraversano le modalità con cui la civiltà umana elabora e delinea il proprio immaginario. Per chi vorrà collocarsi in questa prospettiva, la lettura dell’opera marxiana unitamente alle tantissime propaggini bibliografiche e di ricerche che in tanti contesti essa ha determinato e che si possono scegliere, può stimolare, nei suoi caratteri più genuini e essenziali, un modo per vivere più consapevolmente il proprio tempo, animando, nel proprio piccolo, un nuovo, ulteriore e parziale, momento di quell’ “ontologia del presente”, che ha distinto tanti maestri della storia del pensiero, ma che si configura anche come pregevole caratteristica di coloro che sanno dar senso e valore più pieni alla propria condizione, esistenziale e politica, di uomini e cittadini.