Spazio epistemologico e spazio etico
In Gaston Bachelard's philosophy, Space is often linked to Poetics and to the intention to illustrate a phenomenology. In this study we would like to list the steps that led this philosopher to build an ethics of living. In this approach we will analyse the theoretical connections between scientific space and aesthetic space in his work. Demonstrating that it is possible to read that relates space poetry with space epistemology and vice versa.
Nel 1957, Gaston Bachelard pubblica La Poétique de l’espace[1], distinguendosi definitivamente nel panorama della filosofia francese contemporanea. L’intento è quello di proporre una lettura fenomenologica dello spazio abitato, attraverso le figure e gli archetipi di un vissuto sensibile. Le immagini della casa onirica, della capanna primigenia, degli armadi, dei cassetti, degli angoli e delle figure naturali di raccoglimento come quelle del nido e del guscio, illustrano il dispiegarsi di un vero e proprio vademecum dell’abitare, attraverso il quale far riaffiorare le proprie esperienze di case natali e familiari.
Ciò che però incuriosisce maggiormente, è la trattazione che il nostro filosofo fa dello spazio in tutta la sua opera. La Poétique de l’espace, in effetti, sarebbe solo un punto di arrivo di una lunga gestazione con la quale Bachelard dà alla luce una visione apparentemente ambigua dello spazio, inteso non solo come categoria classica ma come realtà assestante. Andando più a fondo dell’opera bachelardiana, possiamo estrapolarne una tripartizione a cavallo fra il contesto scientifico e il contesto estetico.
Tale tripartizione vuole proporsi come una lettura etica, intesa come analisi del modo d’essere umano all’interno di un contesto dialettico. Volendo contestualizzare tale interpretazione, riprendiamo il modello dell’homme de vingt-quatreheures di Gaston Bachelard, che rappresenta una completezza che si divide fra l’aspetto “diurno”, ovvero razionale e quello “notturno”, quello estetico[2].
Riprendendo il rapporto dialettico fra le parti, vorremmo proporre così un’argomentazione dello spazio ordinata in questo modo: spazio “razionale”, spazio “estetico”, spazio “etico”.
1 – Lo Spazio razionale: lo spazio della Rivoluzione scientifica
Nell’opera di Gaston Bachelard è semplice individuare i passaggi storici che questo filosofo subisce e allo stesso tempo rielabora in una prima parte di ricerche. Lo spazio scientifico preso in considerazione da Bachelard, assume le caratteristiche storiche e teoretiche dei profondi cambiamenti epistemologici dei primi del Novecento ed abbraccia un lungo periodo storico (1928-1953) alternato dall’interesse per il contesto opposto della rêverie. Lo spirito con il quale Bachelard assume una prima posizione nel mondo della filosofia contemporanea si distingue grazie alla novità che esprime il suo approccio al mondo delle conoscenze. Nel 1927, pubblica la sua tesi di dottorato intitolata: “Essai sur la connaissance approchée[3]”. Egli introduce le prime tappe fondamentali di una conoscenza progressiva. Attraverso alcuni concetti epistemologici dello spazio come la grandezza e la misura, Bachelard argomenta le fasi principali della conoscenza scientifica della realtà. Il progresso della conoscenza, dunque, è scandito dai primi approcci di uno spazio geometrico e verificato. Ciò significa che tutto ciò che esiste scientificamente, deve essere dimostrato attraverso il calcolo matematico o la verifica oggettiva.
Lo sviluppo di un nuovo spirito scientifico, avviene in un contesto dove la conoscenza è frutto di una stratificazione di verità e nel caso delle considerazioni nate con l’avvento dei primi concetti di Relatività, alle coordinate spaziali si aggiungono quelle temporali. Vi è dunque uno sviluppo fisico all’interno di un quadro epistemologico. Con l’introduzione dei principi “spazio-tempo” e “spazio materia”, Einstein ricorre all’utilizzo di una geometria non euclidea concependo la struttura che lo condurrà alle teorie di una Relatività: curvare lo spazio sotto il peso della materia. Lo spazio-tempo diventa in questo modo funzionale al proprio contenuto. L’idea principale della Teoria della Relatività generale, è quindi cosmologica dove lo stesso spazio ne impone una visione cosmica. In questo caso, la formula dello spazio-tempo, dipenderà dal proprio contenuto materico.
Le considerazioni attorno ad uno spazio infinito inducono Bachelard a contrapporsi elegantemente alla nuova e relativa concezione della realtà, anteponendo alle nuove scoperte una posizione nettamente opposta, influenzata soprattutto dalle nuove concezioni della fisica contemporanea, attraverso le quali la verifica matematica è parte portante di un processo conoscitivo. A testimonianza di questa presa di posizione, fra le nuove e nebulose teorie della Cosmologia e le prove scientifiche inconfutabili della microfisica, la famosa conferenza Univers et réalité[4], presentata durante il secondo Congresso delle Sociétés de Philosophie française et de Langue française tenutosi a Lione nel 1939. Bachelard inizia il suo discorso pronunciandosi immediatamente sull’idea dell’Universo, affermando la sua profonda difficoltà ad elaborarne un pensiero:
“L’idea di Universo si presenta come l’antitesi dell’idea di un oggetto…
G. Bachelard, Univers et réalité, in L’Engagement rationaliste, Puf, Paris, 1972
L’Universo è l’infinito della mia disattenzione”
La problematicità di una struttura che contiene l’infinito, appare agli occhi del filosofo francese, lo spunto per affermare la propria idea di unità, intesa come prodotto dell’esperienza soggettiva. In questo caso, l’idea di Universo non corrisponde a quella di un sistema chiuso e armonico, al contrario, rimanda ad un’apertura dialettizzante che corrode il pensiero stesso. Al contrario, il fisico contemporaneo ha a disposizione come campo sperimentale quello di un’esperienza locale, cioè delimitata nello spazio. Un’esperienza dunque finita e confermata dalla verifica matematica. L’Universo, dunque, non rappresenta altro che l’infinito riposo, un riposo trascendentale attraverso il quale raggiungere un pensiero sognante ma non di certo scientifico.
Troppo ambiziosi e troppo superficiali, dunque, gli studi cosmologici rivolti allo spazio infinito, ma di maggior interesse epistemologico quelli dell’Universo infinitamente piccolo come nel caso delle Intuitions atomistiques[5] del 1933 e dell’Expérience de l’espace dans la physique contemporaine[6], in cui possiamo trovare argomenti, come quelli dell’atomo, volti a dimostrare l’evoluzione della conoscenza oggettiva della realtà scientifica nell’ambito della fisica contemporanea. In effetti, lo spazio della nuova fisica contemporanea, rappresenta una novità a tutti gli effetti, uno spazio ottenuto attraverso le lezioni del nuovo spirito scientifico della de-realizzazione e della rettifica.
In questa fase di produzione teoretica, lo spazio è un’entità da dimostrare ed è complementare alla costruzione matematica attraverso la quale lo spazio della fisica e della geometria, si costruisce. In questo modo, il carattere immutabile di una prima fase della geometria, lascia il posto a una vera e propria “fenomenotecnica”, l’attività legata a una conoscenza che si costruisce verifica dopo verifica, dove il fenomeno scientifico si avvale della propria messa in discussione.
È finalmente nel Nouvel esprit scientifique[7] e nella Formation de l’esprit scientifique – contribution à une psychanalyse objective de la réalité[8], che Bachelard teorizza un vero e proprio sistema di conoscenza basato su un dinamismo conoscitivo costituito da una continua verifica e dall’errore epistemologico. La creatività rivoluzionaria è nell’approccio destabilizzante di verità pre-scientifiche che fino a questo momento non erano state ancora prese in considerazione come ostacolo da superare, con il fine ultimo della realtà epistemologica. Nella Filosofia del non, si accentua questo potenziamento dialettico in cui, attraverso l’affermazione della negazione stessa, la conoscenza si costruisce. Il coinvolgimento della costruzione scientifica assume un ruolo fondamentale soprattutto nelle ultime opere epistemologiche dove nel Rationalisme appliqué[9] e nel Matérialisme rationnel[10], lo spazio razionale è uno spazio che si costituisce attraverso il suo potere di estensione nell’ambito geometrico e attraverso la questione materiale dei quattro elementi della fisica contemporanea. Il progresso del nuovo spirito scientifico, nell’ambito spaziale, si può dunque circoscrivere all’interno di uno sviluppo dinamico della conoscenza, in cui lo spazio ne è un fulgido esempio.
2 – Lo spazio estetico: la poetica degli elementi.
Attraverso il concetto dello spazio, possiamo ricostituire un fil rouge che esiste nella produzione filosofica bachelardiana. L’accostamento che il filosofo francese contemporaneo fa della rêverie all’analisi prettamente epistemologica della realtà, ha dato adito a una vasta gamma di critiche contemporanee che si sono soffermate sul rapporto ambiguo fra le poetiche e le scienze. Nella produzione estetica della filosofia bachelardiana, lo spazio s’inserisce attraverso una prima sistematizzazione della rêverie e dell’immaginazione materiale. Il ricordo del paese natale, del focolare domestico e la nostalgia di luoghi vissuti, sono gli elementi che costituiscono il bagaglio di una fenomenologia dell’esperienza.
Ripercorrendo il nutrito interesse di Bachelard per il mondo materiale, cui il filosofo dedica cinque testi[11], la nostra lettura, vuole proporre il consolidamento di quattro immagini poetiche legate ai quattro elementi naturali. Nell’analisi che il filosofo compie della relazione soggetto-elementi, egli si focalizza sull’immaginazione e sull’azione immaginaria. Il fuoco, l’acqua, l’aria e la terra hanno la facoltà di suscitare l’immaginazione materiale attraverso la quale rivivere l’esperienza primaria. In questo modo, Bachelard riesce a creare un vero e proprio sistema d’immagini poetiche scaturite dai diversi elementi. Vi è dunque un rapporto fra la materia e le immagini che definisce come “affiliazione regolare”, ovvero, di un continuo rimando fra i due ambiti. La facoltà d’immaginazione produce delle immagini dando vita al mondo dell’immaginario, attraverso una forte connessione fra la materia e le poetiche. La via d’accesso alla conoscenza degli elementi, per il poeta è la rêverie, che si produce grazie all’immaginazione materiale. In questo contesto possiamo introdurre quattro immagini poetiche dello spazio che nascono dalla sollecitazione dei quattro elementi.
- L’immagine poetica del “focolare” si basa sugli studi e sulle analisi compiute attraverso questo primo elemento che Bachelard introduce nel 1938 nella Psychanalyse du Feu. L’approccio sensibile al fuoco denota un’esperienza del vissuto, uno sguardo romantico verso un passato infantile in cui esso rappresenta un rituale assunto nella vita quotidiana. L’immagine del focolare rappresenta la localizzazione estetica di uno spazio familiare e raccolto in cui il fuoco è il perno sia delle stagioni di una vita che delle relazioni. Il fuoco rappresenta anche la solitudine, come nel caso di La flamme d’une chandelle[12], dove l’elemento materiale diventa parte fondante di un immaginario. La fiamma della candela, riassume i temi di una rêverie basata sui ricordi e sull’onirismo intimo che emana la luce fioca sul foglio bianco. Lo spazio del lavoro si trasforma in un micro-cosmo in cui la stanza illuminata solo dal bagliore della candela diventa un luogo di esperienza vissuta. Lo spazio del focolare, rappresenta la nostra relazione con l’elemento del fuoco e con la sua capacità materiale di evocare altri tipi di spazi vissuti. L’intimità, la protezione, il calore, il raccoglimento fanno tutti parte della stanza, del lavoro solitario allo scrittoio, di un fuoco racchiuso nelle mura domestiche e nella convivialità familiare.
- Quella della “riviera” è un’immagine poetica che si lega all’elemento dell’acqua, ampiamente descritto nell’Eau et les rêves-Essai d’une imagination de la matière. In questo caso, Bachelard ricorre all’evocazione autobiografica, dell’Aube, riviera del suo paese d’origine nella champagne Ardenne, Bar-sur-Aube. L’elemento dell’acqua in questo caso riprende le caratteristiche di un paesaggio intimo e vissuto, quasi a ricordare una stimmung e una totale immersione nel paesaggio. Il ricordo della riviera è un rifugio in cui Bachelard ritorna nei momenti di sconforto e nel tempo.
- La terza immagine poetica dello spazio che possiamo rilevare è quella della “volta celeste”, in cui la materia aerea dissolvendosi implica una fusione fra l’elemento dell’aria e l’essere. All’inizio dell’Air et les songes, Bachelard precisa che lo psichismo aereo non è nient’altro che una dimensione dove l’essere si proietta. Lo spazio vissuto, in questo caso, si lega all’essere umano in quanto influenzato da un elemento quasi imprescindibile. Attraverso la descrizione del cielo blu, delle costellazioni, del vento, delle nuvole, Bachelard ci descrive uno spazio che penetra nelle profondità dell’animo umano fino ad arrivare a una sublimazione nelle descrizioni del soffio poetico.
- L’ultima immagine poetica su cui vorremmo soffermarci è forse la più importante per la costituzione di fenomenologia dello spazio estetico, quella del “rifugio”. In La terre et les rêveries du repos, Bachelard ci illustra tre figure fondamentali che si collegano all’elemento della terra e al concetto del rifugio: l’immagine della grotta, l’immagine del ventre materno, l’immagine della casa. La grotta è la dimora naturale, essa può essere descritta come luogo primitivo, dove l’uomo primordiale trova rifugio mantenendo un rapporto solido con l’elemento terreno. Attraverso le sue caratteristiche originarie, la grotta dà la possibilità di capire come l’immagine profondità della cavità naturale suggerisca una riconciliazione con l’animo. L’universalità della grotta si lega a una cosmologia molto precisa, dove le caratteristiche archetipe diventano quasi delle caratteristiche inconsce. Nell’immagine del ventre, Bachelard riprende il valore intimo dell’abitare.
Un’ulteriore immagine che utilizziamo per illustrare l’importanza del concetto d’immagine poetica del rifugio è quella della casa. L’abitare presuppone un benessere e viceversa, ciò vuol dire che i tre stadi dell’anima: “ego”, “es” e “super es” corrispondono ai tre piani della casa. Conservando tutte le caratteristiche universali, l’immagine della casa ci riporta ancora una volta alla protezione materna. Il ritorno alla casa natale, è il ritorno al rifugio d’origine. Nello spazio della casa ritroviamo tutti i valori di una protezione ancestrale e dell’intimità. Attraverso questi esempi di condizioni originarie, l’individuo si abitua a ritrovarsi nello spazio che lo circonda. L’immagine della casa, stabilisce una vera e propria relazione con il mondo dal punto di vista spaziale. Ciò può aiutarci a concepire un’etica dell’abitare. La casa in questo caso è il trait d’union per analizzare una vera e propria Fenomenologia dello spazio vissuto, utile a concepire nuovi modelli di spazi, presenti e futuri.
3 – Lo spazio etico: una corrispondenza dialettica.
Nella lettura etica dello spazio bachelardiano, illustreremo due dialettiche fondamentali: 1) Il rapporto fra dentro e fuori che racchiude la summa delle immagini dell’abitare, dove ripercorreremo il tracciarsi di una mappatura interiore dell’abitare, ripreso nelle poetiche[13]. 2) Il rapporto fra il grande e il piccolo, in cui concentreremo le immagini cosmiche delle immensità intime, degli spazi poetici interiorizzati.
Volendo approdare a una concezione di “spazio etico”, l’immagine della casa definisce, secondo Bachelard, le modalità attraverso le quali vivere lo spazio. “Prima di essere gettati al mondo la vita comincia bene, protetta, tiepida nel grembo della casa[14]”. Le intimità del nascosto, del segreto, del profondo, si vanno a mescolare alle funzioni dialettiche del dentro/fuori e dell’immensità intima. Nella Poétique de l’espace, le dinamiche dell’immagine della casa si basano su due dialettiche: quella del dentro/fuori e quella dell’immensità intima. Di conseguenza, l’immagine della casa, secondo Bachelard si costituisce di un universo dialettico che si sviluppa lungo un asse verticale fra le polarizzazioni dell’alto e del basso, dalla cantina alla soffitta l’intimità si sprigiona attraverso un coinvolgimento soggettivo dell’anima che il filosofo definisce: “topo-analisi”. L’architetto così come l’urbanista, devono acquisire attrezzature per comporre lo spazio vitale. Le attrezzature, devono assumere la forma di unità, tutte ispirare a un rigore biologico, il solo capace a compiere i vari compiti. Questa teoria ci rimanda al fatto che dall’uomo che dipende lo spazio e la condizione e la concezione di spazio dall’uomo.
Chiusi nell’essere, dovremo sempre uscirne, appena usciti dall’essere, dovremo rientrarvi. Questa è l’attività del soggetto che Bachelard rileva nel capitolo La dialettica del fuori e del dentro. L’essere dell’uomo diviene una spirale che non ha né inizio né fine, né dentro né fuori, costituisce e contiene spazio. L’uomo, l’individuo, l’essere di per sé dove si colloca se non nel dentro e nel fuori? Ambedue intimi sono sempre pronti a capovolgersi. L’essere si disperde verso il centro laddove il dentro e il fuori ne sono la costituzione.
Nel capitolo dedicato all’ “Immensità intima”, il nostro filosofo, insiste sulla volontà di sfida dell’uomo che medita davanti a un Universo infinito. Attraverso l’analisi del termine “vasto” nei poemi di Baudelaire, Bachelard approfitta per sottolineare uno spettacolo esterno che aiuta a dispiegare una grandezza interiore. L’immensità intima non reca né il valore del finito né quello dell’infinito, è senza tempo tuttavia, rimane una categoria dell’immaginazione poetica e non solo un’idea generale formata nella contemplazione di spettacoli grandiosi.
E’ proprio attraverso l’immensità che i due spazi, quello dell’intimità e quello del mondo, diventano consonanti. La forma intima dello spazio, si rende concreta attraverso la possibilità di una continua riproduzione come concezione di una globalità esterna. In questo modo l’enunciazione “L’immensità è in noi” funge da esempio di apertura alla realtà che ci avvolge e nello stesso tempo che serve a prendere coscienza di un aspetto spaziale fondamentale per tutte quelle condizioni che coinvolgono l’abitare.
[1] G. Bachelard, La Poétique de l’espace, Paris, Puf, 1957.
[2] G. Bachelard, De la nature du rationalisme, Conferenza della Società Francese di Filosofia 25 Marzo 1950, in L’Engagement rationaliste, Puf, Paris, 1972, p. 45-47.
[3] G. Bachelard, Essai sur la connaissance approchée, Vrin, Paris, 1927; ed. it. Saggio sulla conoscenza approssimata, Mimesis, Milano, 2016.
[4] G. Bachelard, Univers et réalité, in L’Engagement rationaliste, Puf, Paris, 1972.
[5] G. Bachelard, Les intuitions atomistiques. Essai de classification, Boivin, Paris, 1933.
[6] G. Bachelard, L’expérience de l’espace dans la physique contemporaine, Felix Alcan, Paris, 1937.
[7] G. Bachelard, Le Nouvel esprit scientifique, Felix Alcan, Paris, 1934.
[8] G. Bachelard, La formation de l’esprit scientifique: contribution à une psychanalyse de la connaissance objective, Vrin, Paris, 1938.
[9] G. Bachelard, Le rationalisme appliqué, Puf, Paris, 1949.
[10] G. Bachelard, Le materialisme rationnel, Puf, Paris, 1953.
[11] G. Bachelard, La Psychanalyse du feu, Gallimard, Paris, 1938; G. Bachelard, L’eau et les rêves. Essai sur l’imagination de la matière, José Corti, Paris, 1942; G. Bachelard, L’air et les songes. Essai sur l’imagination du mouvement, José Corti, Paris, 1943; G. Bachelard, La terre et les rêveries de la volonté, José Corti, Paris, 1947; G. Bachelard, La terre et les rêveries du repos, José Corti, Paris, 1949.
[12] G. Bachelard, La flamme d’une chandelle, Paris, Puf, 1961.
[13] G. Bachelard, La poétique de l’espace, Puf, Paris, 1957; Gaston Bachelard, La poétique de la rêverie, Puf, Paris, 1961.
[14] G. Bachelard, La poétique de l’espace, Puf, Paris, 1957; tr.it La poetica dello spazio, Dedalo, Bari, 1975, Nuova edizione 2011, p. 35