Carlo Sgorlon (1930-2009) è stato un autore decisamente prolifico e importante nel panorama letterario italiano e internazionale.
Ha pubblicato oltre trenta romanzi, numerosi racconti, saggi e una vastissima serie di articoli su diversi quotidiani nazionali. Ha ottenuto molteplici riconoscimenti tra cui il premio Campiello (per Il Trono di Legno e La conchiglia di Anataj), lo Strega (per L’armata dei Fiumi Perduti), Il Napoli (per Il caldèras), Il Flaiano internazionale (per La Malga di Sir).
I suoi libri e racconti sono stati tradotti in undici lingue, compreso il cinese.
L’isola di Brendano, ultima fatica dello scrittore friulano, esce a poco più di dieci anni di distanza dalla sua scomparsa.
Il romanzo narra la storia di Brendano Mac Finnegan, architetto di origine irlandese che decide di lasciare la sua vita americana di Baltimora per raggiungere una piccola cittadina del Friuli a ridosso delle Alpi. L’uomo, incaricato dall’amministrazione comunale, ha il compito di eseguire i lavori di ristrutturazione e rinforzo degli edifici pericolanti colpiti da un recente terremoto.
L’inserimento di Brendano nel paese è silenzioso ma tenace. Affitta una casa dell’Ottocento di grandi dimensioni nella quale arriveranno in poco tempo altre persone a formare un’originale famiglia allargata. Antonia, donna di trentotto anni, risoluta, diventa la compagna di Brendano; Jole, figlia di Antonia, a soli diciassette anni metterà al mondo Bindo, bambino dalle doti magiche; Fatma, ragazza magnetica di origine afgana con un passato tragico fatto di violenze e soprusi, entrerà in affari con Jole.
Attorno a questo il nucleo, si dipana un susseguirsi di eventi, animati anche da una serie di personaggi secondari, ognuno con un suo ruolo definito, che danno vita alla sinfonia armonica della storia.
Nel romanzo di Sgorlon, ogni donna e uomo hanno un ruolo preciso, muovendosi e agendo in accordo o disaccordo con un destino che pare ineluttabile.
A ben guardare, il protagonista, Brendano, può essere l’alter ego dello stesso Sgorlon. Ritroviamo in vari passaggi della descrizione della sua psicologia e anche nelle sue azioni, sempre pacate e misurate, un richiamo allo stesso spirito dell’autore: “un uomo ospitale, sicuro di sé, di buon senso, anche se attraversato spesso da inquietudini filosofiche e metafisiche.”
L’incedere della narrazione svela una sorta di fatalità in cui Brendano e le persone che lo circondano, sono come foglie che si staccano da un ramo e cadono sul letto di un fiume. I più si abbandonano alla corrente in un avanzare placido e irreversibile; solo pochi tentano di opporsi, ma vengono, presto o tardi, travolti dalla forza stessa della Natura.
È proprio il rispetto per la Natura e la ricerca di una vita in armonia con essa che contraddistinguono Brendano e le persone che lo circondano con affetto. Donne e uomini alla ricerca di un equilibrio armonico. Consumano l’indispensabile, cercano il riuso, vedono nella conservazione e ristrutturazione un valore fermo, insostituibile, contro qualunque moda consumistica e mercificatrice che danneggi l’ambiente.
Decisamente in anticipo sui tempi che viviamo, diverse pagine dell’ultimo romanzo di Sgorlon sono un manifesto ecologico che invita al rispetto e alla conservazione dell’ambiente naturale. Il protagonista è estremamente critico nei confronti di una civiltà indirizzata verso il consumismo bieco e privo di valori. Contro la folle corsa di un capitalismo disumano verso la catastrofe ecologica.
Anticipatore dei tempi si diceva ma anche profetico. Ne L’isola di Brendano, Sgorlon dedica un capitolo (“Il vortice”) a una catastrofe naturale che si è verificata nove anni dopo devastando la montagna friulana nel 2018. Incredibile la descrizione così precisa e particolareggiata dei fatti poi accaduti.
Insieme al problema ecologico, ne L’isola di Brendano Sgorlon affronta problematiche esistenziali come l’enigma della vita e della morte, la cosmologia, la religione e lo spiritualismo.
Elementi chiave che innervano la narrazione in una prospettiva panteista dove gli eventi sono intrisi da un afflato arcaico in cui i ritmi della natura, le pratiche contadine e artigianali, ritornano come unica possibilità di salvezza.
Per i motivi sopra citati, L’isola di Brendano rappresenta il perfetto compendio della poetica sgorloniana e la miglior pubblicazione possibile per inaugurare la collana diretta dal professor Franco Fabbro per Mimesis: “Opere di Carlo Sgorlon. Inediti, saggi e studi”.