Il 4 agosto 2018 ho scritto a Nanni Balestrini una lettera in cui, molto sinteticamente, gli comunicavo alcune riflessioni su Caosmogonia e su L’esplosione, facendo un sommario confronto delle due opere. Nanni mi ha risposto in data 17 agosto illustrando brevemente il suo modo di procedere come scrittore. Non mi pare che si possa dire che con quelle righe egli ha dichiarato la sua poetica. Mi sembra invece che, mentre io lo avevo sollecitato a dire se la mia analisi gli sembrava persuasiva (nel qual caso sì egli si sarebbe trovato quasi costretto a una credo fondamentale dichiarazione di poetica), Nanni ha preferito prudentemente richiamare la mia attenzione sulla varietà dei modi della sua scrittura. Cioè su un fatto che ogni bravo lettore già conosce o è agevolmente in grado di conoscere. In sostanza, io, appoggiandomi a una sua opera, lo invitavo a una scelta di poetica che mi pareva essenziale e determinante; lui, pur non smentendo la mia interpretazione del suo lavoro e, anzi, concordando implicitamente con essa, lasciava cadere il mio invito appellandosi alla varietà degli stili. Quasi per mia consolazione, ha allegato alla sua lettera l’inizio di un poemetto, Le radiazioni del Corpo nero, che (stando al terzo e ultimo volume delle Poesie complete di Nanni Balestrini,nel qualesono apparsi anche testi precedentemente mai pubblicati) è un’opera che nell’agosto 2018 è ancora inedita e probabilmente ancora in gestazione. Verrà pubblicata in forma più ampia dalla rivista “Alfabeta 2” alla morte di Balestrini.
Pubblico di seguito sia le due lettere sia il frammento poetico. Credo che le due lettere pongano, in modi diversi, alcune questioni che meritano attenzione e forse sollecitano la ripresa di un discorso rimasto interrotto. La poetica di uno scrittore, tanto più quanto più importante e significativa è la sua opera, è spesso degna di riflessone e di analisi. La poetica o le poetiche di Balestrini sono certamente degne di tale riflessione e di tale analisi. Da parte di chi si chieda, per esempio, se vi è in Balestrini una poetica per così dire preferita, dominante, e soprattutto più redditizia, più fruttuosa, e quale eventualmente essa sia. Sempre procedendo per esempi, a me pare che la poetica di Caosmogonia sia diversa, e certamente più redditizia, da quella di L’esplosione. Si dirà che correndo dietro alle poetiche io finisco per trascurare il linguaggio. Niente affatto. Esiste, in alcuni poeti (per esempio in Leopardi, in Ungaretti, in Sanguineti), una poetica teorica, potenziale, alla quale Balestrini, pur essendo allievo di Luciano Anceschi, è quasi del tutto estraneo, per ragioni psicologiche, intellettuali e linguistiche. Ed esiste poi, in tutti i poeti, ne siano o non ne siano essi consapevoli, una poetica in atto, concreta, che altro non è che linguaggio, scelta linguistica. E’ a questa seconda poetica che io mi riferisco. Consapevole che anche in Caosmogonia la poetica che, per intenderci, chiamerò del non-finito autobiografico, non è dominante, anche se è la più nuova e la più redditizia.
Quanto al poemetto, mi limito ora ad osservare che aveva ragione Nanni quando lo riallacciava a certi aspetti di Caosmogonia. Della propria poetica egli era di volta in volta ben consapevole.
Fausto Curi a Nanni Balestrini 4/08/2018
Mio caro Nanni,
se non ti scrivessi sarei e mi sentirei
colpevole. Perché il critico deve all’autore sempre chiarezza,
chiarezza ad ogni costo. “L’esplosione” è certo un’opera notevole. Ma
a me sembra che faccia regredire la tua poesia rispetto al punto molto
alto e molto avanzato che essa aveva raggiunto con “Caosmogonia”. In
quel libro, infatti, tu avevi creato un fascino – un fascino molto
profondo – attraverso il non-detto, le frasi allusive o interrotte, il
non-finito, il frammento, il lapidario. Avevi narrato la tua storia
non narrandola, facendola apparire ( e sparire) a lampi, con frasi
brevissime e spezzate che dicevano tutto il necessario perché il
lettore capisse e fosse indotto a fare sua la tua storia. Con
“L’esplosione” il tuo comportamento è opposto. Tu vuoi raccontare,
vuoi far conoscere. Racconti, infatti. Ma, dicendo tutto, rinunci al
fascino, alla magia. Sostituisci la prosa alla poesia, non soltanto in
senso letterale.
Perdona queste poche parole, ma non posso indugiare come vorrei nella
riflessone. Devo scrivere entro due mesi due relazioni congressuali.
Spero di poter ritornare più diffusamente sul tuo poemetto. Intanto un
abbraccio. Fausto.
Nanni Balestrini in risposta alla precedente 17/08/2018
Caro Fausto,
non ti ho risposto subito perchè ero in viaggio. Dunque, sono d’accordo con te che Caosmogonia è la mia cosa migliore, ma a me piace sempre toccare più territori, non fare sempre la stessa cosa, e così mi piace anche affrontare nella poesia una scrittura prosastica, come ho fatto con Blackout, per non parlare della mia narrativa e dei collage verbovisivi – poi una cosa varrà meno dell’altra, ma non mi interessa procedere progredendo sempre in un’unica direzione, preferisco muovdermi in un ventaglio di più direzioni.
Comunque adesso ti accludo l’inizio di un nuovo poemetto che sto facendo e che presumo di piacerà di più perchè riprende paesaggi verbali della Caosmogonia (l’argomento come sempre è la poesia).
E ti ringrazio per l’attenzione e ti mando tanti cari saluti
Nanni
LE RADIAZIONI DEL CORPO NERO
1
non aspettiamoci altro
tumulto e implosione
avevamo fatto di tutto ma
la moltitudine ci arrese
io contemplo il suo avido
disfacimento le sue imprevedibili
instabili contorsioni
l’ombra del nulla sfarfalla
smascherata su screpolati
orizzonti per inutili imprese
lì dove mancano illimitate
sorgenti sognati sonori
solstizi pulsanti esplorazioni
sorprendenti illusioni
2
recalcitranti ostaggi
ci immergiamo sapendo tutto
in paesaggi intermittenti
si aggiunge il peso
di atrofizzate rievocazioni
falangi intorpidite
si divincolano mordono senza
afferrare senza causa e senza
colpa abbiamo visto
tutto quello che non c’è
più incapace di ristabilire
un ordine precedente
turbato dissolto
in discontinua cancellazione
3
friabili futuri fremiti
deliranti destinazioni
eccoci ancora tumefatti
nelle parole sbilenche
la filastrocca imperterrita
nel girotondo finale
in riva a un mare asciutto
dove tuffare memorie
sbiadite rapaci vocaboli
per l’ultima volta graffiati
nel cielo vuoto maciullati
slanci per non soccombere in
ciniche cospirazioni
terrificanti armistizi