Philosophical Considerations on Contemporary Music

 

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Occuparsi di Filosofia della musica contemporanea oggi, e avere la pretesa di riuscire a darne un’immagine coerente, non è assolutamente lavoro da poco. In primo luogo perché inaudite –e non prevedibili – trasformazioni nello sviluppo tecnologico verificatesi in poco più di un secolo hanno radicalmente cambiato l’oggetto di cui il musicologo o lo studioso di estetica devono occuparsi. L’incredibile proliferare di generi diversi, sottogeneri, crossover o ibridazioni varie ci rende l’immagine di una galassia (da cui forse il sottotitolo del testo) musicale in costante evoluzione ed espansione, nella quale si rischia di rimanere spaesati se non si è pronti ad accettare che tante delle categorie interpretative una volta utili a orientarsi in questo ambito hanno perso di valore. Non solo; l’immensa mole di musica prodotta ogni giorno della quale possiamo fare esperienza è tale da rendere oggi prometeica anche solo la pretesa di poter essere esperti di un unico genere. Da uno dei pochi survey che si ritrovano su internet, esclusivamente su Soundcloud, uno dei maggiori siti di condivisione di musica e tra i più gettonati palcoscenici per artisti emergenti, viene evidenziato che al 14/12/17 sono presenti più di 170 milioni di brani; ipotizzando quindi una media di 3 minuti per traccia, solo per esaurire il repertorio di Soundcloud sarebbero necessari 969,79 anni. Di fronte a una situazione così mutata rispetto al passato si presenta quindi necessario mutare il proprio approccio, in quanto un atteggiamento “frontale”, classificatorio, ci si palesa come inagibile.

 

Muovendo da questo dato di fatto, assunto come l’inizio della riflessione, Giacomo Fronzi in Philosophical Considerations on Contemporary music. Sounding Constellations, (Cambridge Scholars Publishing, Newcastle Upon Tyne, 2017) ci offre un lavoro che cerca di rimettere ordine in questo campo. L’opera si presenta divisa in  sezioni o movimenti che si raggruppano attorno a nove parole chiave, individuate da Fronzi come appigli teoretici per l’indagine. Il primo movimento, intitolato History and Technics, si articola a sue volta in tre capitoli aventi come parole chiave Extremes, Noise, Silence; il secondo movimento, Between Production and Reception,èsuddiviso in tre capitoli legati alle parole chiave Technology, Audience, Listening,a cui segue un Intermezzo incentrato su una settima parola chiave, Freedom,dedicato alla figura di Thelonious Monk. Come da conclamata definizione giunge per ultimo il movimento A Philosophical Reading, diviso in due aree di riflessione agganciate alle parole chiave Disintegration e New Media.

 

Nonostante la già evidenziata vastità del tema in questione, Fronzi, appoggiandosi sulle nove parole chiave, ci trascina in un viaggio all’interno delle varie costellazioni sonore, riuscendo sempre a fornire indicazioni e suggestioni preziosissime. L’autore si dimostra altresì dotato di una sensibilità tale da poter dialogare anche con generi che potremmo definire “difficili” o “ostici”: mi riferisco alle disamine dedicate al Japanoise, alla musica glitch o alle composizioni stocastiche, che nonostante la differente estetica e conseguentemente (come argomenta Fronzi) la diversa ontologia che tali generi sostiene, vengono abilmente reintegrati nel medesimo orizzonte d’indagine. Sono inoltre presenti suggestioni e collegamenti con temi che un’indagine strettamente musicologica di tipo tradizionale forse non si sarebbe fatta carico di indagare, proprio in virtù dell’ampliamento di prospettiva (e dei conseguenti rischi) che ciò comporta. Penso, ad esempio, a tutta la disamina effettuata nel secondo movimento che, trascendendo l’aspetto esclusivamente musicale relativo alla produzione, cerca di ripensare anche le rinnovate modalità di ascolto, di fruizione e di definizione del pubblico di un determinato stile musicale, nonché alla saldatura tra musica e politica descritta nel capitolo dedicato al silenzio e quindi a John Cage, compositore di cui Fronzi si è già ampiamente occupato in precedenza (cfr. il suo volume La filosofia di John Cage. Per una politica dell’ascolto, Mimesis, Milano-Udine 2014;  nonché la sua curatela del breve testo di Cage Al di là della musica, Mimesis, Milano-Udine 2013).

 

Lungi dall’essere una zoologia musicale, l’immagine finale che il libro di Fronzi lascia emergere è quella di uno studioso ben conscio dell’importanza di un atteggiamento di apertura, intellettuale e al contempo umana, nei  confronti di un fenomeno come quello della musica. Fenomeno che, come tutte le attività artistiche, trova nel continuo reinventarsi, nell’espandersi verso soundscapes mai esperiti prima, nel meticciarsi, la propria spinta propulsiva, e di conseguenza nell’irrigidimento in compartimenti stagni, categoriali, spesso frutto di distorsioni adoperate a fini classificatori, la propria morte. Mirabile, in questo senso, la conclusione del lavoro: «In ogni caso, quello che sembra chiaro è che l’esperienza specifica di ascolto della musica tecnologica contemporanea (o elettroacustica) renda difficile parlare di esperienza estetica in senso ‘forte’. […] Questo non perché i risultati artistici o estetici siano di minor valore, ma perché le condizioni di esistenza dell’oggetto artistico […] sono inscritte in un orizzonte che è sostanzialmente opaco, reticolare, complesso […]. L’esperienza estetica diventa meno chiara, più confusa, più incerta e disorientante. Così come abbiamo parlato della fine delle grandi storie forse adesso in relazione a tanti lavori contemporanei di arte e musica contemporanea è giunto il tempo della fine delle grandi esperienze estetiche. Ma non è necessariamente un cattivo presagio» (p. 211).

Si tratta di accettare serenamente il tramonto definitivo dell’egemonia di un determinato modo di intendere, pensare e fruire la musica. Ma esattamente per questo motivo è necessario pensare il presente per poter fronteggiare, teoreticamente, le sfide future che la musica come fenomeno ci potrà presentare, e proprio questo ci lascia Philosophical Considerations on Contemporary music:una mappa utile a orientarsi in un panorama musicale costantemente in evoluzione, ma con la  viva coscienza della sua provvisorietà

 

di Giovanni Mugnaini


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