Un lento, stridente tsunami di suono/rumore che satura completamente lo spazio. Inizia così Lament, il concerto-spettacolo dedicato dagli Einstürzende Neubauten alla Prima guerra mondiale. A prorompere nel capannone di Bolzano dove si svolge l’evento (inserito nella rassegna “Transart”) è una “Kriegsmachinerie” realizzata grazie al lavoro dei musicisti su barre d’acciaio, barili d’alluminio, catene, trapani e altri strumenti metallici. Se c’è il rischio che le tante iniziative sulla Grande guerra finiscano per assuefare le orecchie del pubblico, gli Einstürzende Neubauten quelle stesse orecchie vogliono invece farle letteralmente fischiare.
Il tema della guerra è affrontato con straziante materialismo. La guerra è una macchina da esporre e denudare nei suoi primitivi meccanismi di morte; è un congegno che genera suoni, rumori, voci, lamenti, ossessioni ritmico-mentali; ma è anche un dispositivo che costringe tutta la società a lavorare, pensare, fare arte in suo nome. In questo contesto “macchina” vuol certo dire anche futurismo, che gli Einstürzende Neubauten attraversano come tappa sulla linea che porta in direzione del dada (una delle due canzoni del vecchio repertorio inserite nella performance è Let’s Do It a Dada).
È davvero stupefacente la capacità della band berlinese di calarsi con tanta pertinenza nello spazio-tempo artistico-concettuale definito dalla Prima guerra mondiale. Nello spettatore si crea un vero e proprio straniamento rispetto al presente. Blixa Bargeld, leader della formazione, appare come un artista artaudiano proveniente dagli anni di pausa tra le due guerre del Novecento. Il virtuosismo della voce – che certo lo inserisce nel gotha dei grandissimi sperimentatori, da Carmelo Bene a Demetrio Stratos – è qui applicato a un contesto in cui lo studium conta più del punctum. Il marchio di fabbrica di Bargeld, le grida acutissime con cui sa intervallare il cantato, non svolge tanto il compito di piroetta sonora o crowd-pleaser ma quasi di “restituzione” interna a uno sforzo filologico. Il concerto-spettacolo è infatti frutto anche di una ricerca storica sui materiali sonori conservati presso gli archivi della Humboldt-Universität di Berlino. Un brano (Lament: 3. Pater Peccavi) è costruito sulle registrazioni delle voci di prigionieri di guerra fatti oggetto, nel corso della detenzione, di indagini musicologiche e linguistiche. I ricercatori avevano chiesto loro di leggere, ognuno nella sua lingua, la parabola neotestamentaria del figliol prodigo – un racconto conosciuto da tutti e disponibile in qualsiasi idioma. Gli Einstürzende Neubauten mostrano una notevole sensibilità nel portare in scena materiali delicati come questo: i membri della band si avvicinano ai microfoni per diffondere attraverso delle piccole casse le voci dei prigionieri, che si sovrappongono e dissolvono le une sulle altre su un sottofondo di archi. È in questo senso che, in altri momenti del concerto (ad esempio durante l’esecuzione di How Did I Die?), le urla di Blixa Bargeld sembrano voler concedere ai soldati la possibilità allora proibita di gridare, liberando i prigionieri dagli spazi repressi della dettatura: il prodigium vocale sostituisce e cancella la storia di ravvedimento rappresentata dal figliol prodigo.
Der 1. Weltkrieg (Percussion Version) è un altro brano filologico, un “pezzo musicale statistico” – così lo definisce Bargeld –, vero tour de force percussivo che trasforma in ritmo la durata della presenza in guerra di ogni singola nazione coinvolta, rappresentata da tubi di plastica che producono sonorità diverse. Ogni battito all’interno della battuta musicale corrisponde a un giorno di guerra, per una durata totale di tredici minuti.
Nella scaletta di Lament entrano anche testi o brani non originali riscritti e rielaborati dagli Einstürzende Neubauten, come le canzoni da Kabarett How Did I Die? e Der Beginn des Weltkrieges 1914 (Dargestellt Unter Zuhilfenahme eines Tierstimmenimitators) [L’inizio della guerra mondiale nel 1914 (Raccontata da un imitatore di voci animali)], perturbante “vecchia fattoria” dark. Per il primo bis Blixa Bargeld entra in scena vestito con una sorta di caricatura di abito alla Marlene Dietrich per eseguire un brano cantato anche dall’attrice tedesca ma scritto da Pete Seeger: la Sag Mir Wo Die Blumen Sind (Where Have All the Flowers Gone)degli Einstürzende Neubauten è quasi irriconoscibile. Di questa canzone va peraltro notata l’assonanza con Und was bekam des Soldaten Weib? (The Ballad of the Soldier’s Wife) di Brecht/Weill, che produce una non casuale circolarità tra folk revival americano degli anni Sessanta e musica tedesca del periodo tra le guerre (anche Bob Dylan ha dichiarato di essersi ispirato a Pirate Jenny degli stessi Brecht/Weill per scrivere la sua When the Ship Comes In).
Come dimostra lo strass indossato da Bargeld, l’universo di riferimenti intertestuali del concerto-pièce comprende anche il registro visivo. Il palco grigio-nero va esplorato, decifrato, assorbito nella sua plasticità ready-made. Gli spostamenti degli oggetti scenici emozionano quanto la voce di Bargeld o i giri di basso di Alexander Hacke. L’arpa di filo spinato suonata da Andrew Unruh in In De Loopgraaf (Nelle trincee)rimane come icona del concerto, uno strumento, proprio come la guerra, da cui è impossibile ricavare bellezza.
Einstürzende Neubauten, Lament. 16.9.2015, Festival Transart, Bolzano/Bozen, Ex Masten.